2 case LGBT ma si dicono bugie, perché?

A 4 anni dall’apertura della prima casa accoglienza LGBT + #Questacasanonèunalbego e dello sportello Rainbow Center Napoli a #SilviaRuotolo in cui fu madrina Vladimir Luxuria, alla presenza dell’assessora ai giovani Alessandra Clemente il #Ministro #Poletti, del capo dipartimento della Gioventù, della Federico II rappresentato dalla Prof.ssa Caterina Arcidiacono e molte altre personalità del mondo del terzo settore e delle istituzioni, apprendiamo dell’ “altra casa accoglienza” di Napoli e che erroneamente si definisce “prima casa accoglienza”.

Auspichiamo che, negli interessi esclusivi delle persone fragili e della verità, le altre associazioni ed enti coinvolti nella gestione dell’immobile comunale di nuova apertura, cessino il grossolano errore di comunicare una tale inesattezza che dimostra d’ignorare l’esistenza di questo progetto per motivazioni e finalità ignote e poco chiare agli scriventi.

Nei giorni scorsi abbiamo invano chiesto di accedere al servizio che viene comunicato aperto dal gestore Arcigay Napoli, in quanto la nostra capienza nel bene confiscato destinato all’accoglienza LGBT è piena al 100% e bloccata a causa dell’epidemia covid.

Per potenziare il nostro sistema abbiamo partecipato di recente al bando UNAR destinato alle case rifugio e per potenziare i servizi già attivi da oltre un anno e siamo in attesa di verifica.

Il progetto Questa casa non è un albergo gestisce in protocollo d’intesa con il Comune di Napoli un bene confiscato alla mafia dal 2015 e gestito dall’associazione IKen Associazione di Promozione Sociale e che rappresenta una buona prassi e la storia, l’esperienza dell’accoglienza della città di Napoli nel cuore della III Municipalità nota al Governo, alla Regione, al Comune ed alle associazioni LGBT locali e che dal 2019 vive grazie a risorse proprie.

I locali ed il progetto sono stati già all’attenzione dei media locali come #trg3Campania Canale 21 e di trasmissioni nazionali di rai 3, Canale 5 e La7. Ignorare è davvero impossibile ed è una grave colpa per chi lo fa.