Solidarietà al giovane cittadino napoletano della scuola media Marechiaro di Napoli che è stato violentato, da un gruppo di 7 compagni di scuola durante una gita di III media.
Siamo sgomenti -dichiara Carlo Cremona presidente i Ken e coordinatore degli sportelli LGT i Ken di Napoli ed Avellino- , quando leggiamo stamene sulle pagine di un quotidiano cittadino, della terribile, agghiacciante, allucinate esperienza di un giovane napoletano che, viene svegliato da un gruppo di 7 coetanei e viene “obligato” per due notti ad un rapporto sessuale omosessuale e poi obligato al silenzio sotto minaccia.
La cronaca di Repubblica Napoli di Irene de Arcangelis, inoltre, aggiunge ulteriori elementi horror al già gravissimo fatto, quando narra di una denuncia ( con dovizia di particolari) fatta dai genitori della vittima al Dirigente Scolastico, che ha lasciato cadere il fatto nell’oblio, fino all’arrivo dei carabinieri presso la scuola.
Molte cose non hanno funzionato in questa storia – continua Carlo Cremona – e tentiamo di analizzarle.
- Non hanno funzionato prima di tutto le famiglie dei 7 aggressori. Forse non hanno compreso l’inclinazione violenta dei propri figli e chissà se si sono accorti dei loro cambiamenti prima e dopo il fatto. A tutte e tutti loro occorrerà offrire il supporto per la gestione responsabiledei loro figli a ciò che hanno fatto.
- Non ha funzionato il controllo dei docenti durante la gita, e occorrerà capire se loro fecero tutto per garatire la sicurezza dei minori.
- Non ha per niente funzionato l’autorità scolastica che a fronte di una denuncia, ha scelto NON INTERVENIRE di non interpellare le istituzioni ed associazioni preposte, tra cui i Ken e lo Sportello LGT di Napoli.
Riconosciamo che tale violenza NON HA NULLA A CHE VEDERE con la tradizionale omofobia, perchè l’atto sessuale è svolto tra giovanissimi.
Ma questo modo di utilizzare la sessualità a scopo “punitivo” è una emanazione maschilista e depravata di una sessualità violenta che trae sicuramente origine dalle contunue sollecitazioni omofobe ( vedi dichiarazioni di Berlusconi contro le persone omosessuali) e sessuate a cui le giovani generazioni sono sollecitate dalla TV commericale, dalla pubblicità sessuata e volgare, dalla pornografia a facile distribuzione su cellulari e pc senza protezioni e da un pessimo esempio della classe dirigente del Paese che non dimentica di offrire come premio il Bunga Bunga anche durante celebrazioni ufficiali di Stato.
Confidiamo nell’azione del Tribunale dei Minori di Napoli, a cui i giovani napoletani sono stati affidati per una scrupolosa indagine e per l’accertamento della verità.
Non dimentichiamo che, data la giovane età degli aguzzini e fatto salvo il risarcimento del danno alla vittima, ai baby violentatori, ci auguriamo venga ( se provata la colpa) inflitto un percorso sociale di correzione e cura e non di pena.
Per questo offriamo la disponibilità dell’associazione i Ken e dello sportello Lesbica Gay e Transgender e della futura casa famiglia di Napoli dove impengare anche socialmente giovani e famiglie per strutturare percorsi d’impegno e dove ricostruire insieme nuove traiettorie di vita pacificate e non violente.
Quando la violenza si manifesta tra i più giovani, quando si esprime in modo così irrispettoso del corpo, dei sentimenti di un coetaneo… svelano la preoccupante deriva di una società dove la scuola, la famiglia non educano abbastanza. Bisogna incidere di più sulla formazione delle nuove generazioni, far capire davvero il rispetto dell’altro, che sia donna, omosessuale o immigrato, o semplicemente diverso.
Noi Giovani Democratici di Napoli identifichiamo la causa di un episodio così grave nel lungo processo di impoverimento a cui è sottoposto il sistema valoriale della nostra società, al quale certamente ha contribuito lo svilimento della funzione politica, l’indebolimento del sistema scolastico e di quello formativo in generale.
Noi, con il nostro impegno, cerchiamo di diffondere all’interno, e soprattutto all’esterno, della nostra organizzazione politica un modello di rispetto e di socialità che contribiusca a migliorare la percezione dell’altro nella politica, nelle istituzioni, nelle scuole e nella vita di tutti i ragazzi che riusciamo a raggiungere con il nostro esempio.
Carlo, grazie per questo post.
Marina
ho deciso di pubblicare questo post solo perchè, fuori dal contenuto, mi pare davvero scritta molto bene.
invito tutti a firmarsi .
Grazie
E’ un episodio raccapricciante, lo é proprio per i motivi che sono stati evidenziati nell’articolo: – la giovanissima età degli aguzzini da considerarare ancora dei bambini per la legge ( tant é che nn sono imputabili) – l’assoluta libertà nella quale hanno agito durante la notte – l’ipocrisia che ha caratterizzato la reazione della Preside per evitare lo scandalo alla scuola – la disattenziaone e la superficialità con la quale si crescono i propri figli. E’ tutto frutto dei messaggi diseducativi e violenti che lanciano Tv, riviste, giornali, internet, ma più in generale della sottocultura squalificante e retrogada che impera nel nostro paese a proposito di costumi, morale, rapporti interpersonali, etc..
caro Prof. Ciaramiello, il riferimento era alla “battutaccia” fatta dal Presidente del Consiglio alla recente premiazione, durante una Cerimonia Ufficiale con la Ministra della Gioventù Meloni e vista al TG in cui, nel consegnare i premi ai primi tre vincitori di un concorso nazionale di Ricercatori, alle due dottande vincitrici diceva << non solo brave, ma anche belle, mi sa che v'invito a casa mia per un Bunga Bunga>> e le dottoresse anzichè infastidirsi per la boutade sessuale se la ridevano ed a loro faceva eco il terzo premiato, un maschietto che si lamentava di non aver ricevuto anche lui l’invito al Bunga Bunga. Anche ad egli il Presidente del Consiglio ha detto ( e l’abbiamo visto ed ascoltato al TG) << e va bene, venga anche lei!>>.
Mi riesce davvero difficile commentare ……
E’ mia abitudine prima di esprimere giudizi entrare in contatto diretto con tutte le parti in causa.
Non è una “deresponsabilizazione” da parte mia, ma un’ abitudine in generale ed in particolare una notevole mancanza di fiducia nei sistemi di informazione.
Premesso ciò, io credo che le “tendenze” sessuali non in questo caso c’entrano molto, ma di fatto sembra essere un episodio di bullismo che in genere si esprime in svariate forme di violenza verso i più deboli ed in questo caso si è espressa in violenza sessuale.
Concordo con l’indicare come parti in causa (naturalmente oltre i ragazzini) sia i docenti, sia i genitori, ma, senza assolvere nessuno, la responsabilità maggiore deriva dall’ambiente in cui tutti cresciamo e viviamo.
Sono genitore, ho collaborato con docenti avendo a che fare con ragazzini di quell’età, mi sono trovato a gestire da solo una ventina di indemoniati ragazzini di 9 anni.
In tutti questi casi non sono riuscito a trovare regole ne tantomeno punti in comune delle situazioni di difficoltà in cui mi sono travato se non la crescita dell’individuo in una società violenta.
Il giustizialismo non mi ha mai esaltato.
Non conosco i genitori di questi ragazzi e non conosco i docenti e la loro coscienziosità nello svolgere il loro lavoro.
Non mi piace dare punizioni esemplari e generalizzare.
Per me è chiaro che ad episodio avvenuto le cose urgenti da fare sono due, sostenere il ragazzino violentato con aiuto psicologico in quanto un episodio del genere cmq lascerà traccia profonda nella sua psiche e lavorare con i 7 bulletti per comprendere da dove nasce una tale idea.
Successivamente resta importante sondare le capacità educative dei vari nuclei familiari, anche se di questa cosa ho paura dato che i parametri di un “buon” genitore sono molto (troppo) variabili.
Spero di non essere stato frainteso ma da parecchi anni tendo a non voler risolvere le questioni superficialmente, ma cercarne la radice e quando è possibile agire lì.
quando ho letto la notizia ho provato una grande tristezza. è evidente il punto in cui siamo arrivati: una società che reifica i corpi, che fa della violenza e della prevaricazione il linguaggio della quotidianità.
mi ha fatto però tenerezza il supporto che i genitori hanno dato alla vittima. è un segnale di speranza quando le vittime non tacciono e trovano sostegno intorno a loro.
e tutto ciò, nella nostra società, non è affatto scontato!
Che vergogna!!!
Bisognerebbe parlare delle diversità nelle scuole e punire severamente i bulli.
Questo episodio lascia tutti interdetti e in particolar modo me che come insegnante mi trovo ad operare in una realtà come quella della scuola media dove la violenza è strisciante e subdola. Violenza contro gli indifesi, i più deboli, i “diversi” … e diventa sempre più diffuso il cosiddetto bullismo omofobico.
Oltre alle su elencate motivazioni, credo che ci sia un’ignoranza di fondo o una scarsa sensibilità nei confronti di questa tematica anche da parte dei colleghi o dei dirigenti scolastici, che fanno passare in secondo piano o sottovalutano il fenomeno, forse perché anche loro omofobici o più semplicemente “disinformati”. Bisognerebbe introdurre nella scuola media progetti che sensibilizzino verso questa tematica, progetti rivolti non solo ai ragazzi ma anche ai colleghi e ai dirigenti scolastici.
Da apprezzare sia il ragazzo sia i genitori che hanno denunciato tali abusi.
Un insegnante
E’ un episodio tragico. Una vicenda tremenda. Che mostra quanto poco siano cambiate le pulsioni da branco che storicamente caratterizzano le logiche gruppali degli adolescenti. Soprattutto in contesti di socializzazione distorta. Non sò se le responsabilità cadano sulle agenzie educative primarie, a partire dalla famiglia, oppure se sia la scuola a non funzionare. E non sono disposto a fare la solita tiritera sulla TV cattiva maestra. Prima dell’epoca mass-mediologica, era anche peggio, e i rapporti avevano tratti persino più bestiali. Però ho letto la nota che avete scritto e il collegamento oscuro alle storielle del bunga bunga. Vi prego, evitate demagogie e speculazioni vigliacche. Queste brutte cose vanno affrontate con serenità d’animo e serietà, non é onesto usarle in modo strumentale.
Notizie come questa lasciano basiti tutti. Come giornalista mi sento fortemente impotente quando miei colleghi si ritrovano a scrivere tali pezzi di cronaca. Narrare la realtà ad un vasto pubblico, cercando le parole adatte, mentre dentro si ha tanta rabbia ed un vero giornalista deve essere quasi asettico quando riporta le notizie. Come donna e futura madre, non posso fare a meno di chiedermi: dov’erano le strutture, in primis la famiglia? Soprattutto, in una gita scolastica, dove lo scopo primario è quello di educare i ragazzi alla tolleranza, altrimenti in V superiore non avrebbe senso il viaggio all’estero.
Dov’erano inoltre gli altri compagni? Come si educa alla legalità e all’amore per l’Altro se un’istituzione lascia passare inosservata una simile tragedia umana?
Quanto sostegno è stato dato al ragazzo e dov’eravamo noi tutti?
In un’età così delicata si assiste sempre più spesso a certi riti di “gruppo” prendendo di mira ora il diversamente abile, ora la ragazzina di turno minorenne, ora un compagno di classe …. come Presidente di un comitato che educa alla multiculturalità ed al rispetto di valori condivisibile tra culture, e non razze, diverse, mi sento profondamente non Italiano quando fatti del genere non riempiono le TV, mentre ci propinano le abitudini sessuali del Berlusconi di turno.
E la Chiesa? Dove sono tutti coloro che si sono sempre scagliati contro la violenza?
In un periodo come questo, di precampagna elettorale, quanti candidati hanno parlato di legalità?
Quelli attuali, oggi, cosa hanno fatto in merito a tale vicenda?
Senza parole
Lidia Ianuario, giornalista e Presidente VOLLA MUSIC FESTIVAL