I cori lgbt del festival “Cromatica” protagonisti con la kermesse musicale al Teatro San Carlo il 28 maggio scorso (con lo scopo di mettere in risalto l’uguaglianza dei diritti)sono stati citati in maniera irrisoria dal noto regista Ozpetek .
In merito alle affermazioni rilasciate in un intervista dal regista, pubblicata sul giornale online huffingtonpost in cui, Ozpetek (che pochissimi giorni fa a Napoli ha presentato il suo ultimo film “Napoli Velata” girato appunto nella citta di partenope) dichiara – ridendoci sù:
“Abbiamo molto riso con i miei amici quando, anni fa, scoprimmo che al San Carlo c’è un coro gay. Ma che vuol dire? Il coro è coro. Perché etichettarlo?”
rifacendosi e citando anche le affermazioni dello stilista Gabbana che non apprezza l’appellativo perché etichettante. Le citazione sul San Carlo e il suo coro lgbt hanno scaturito un forte dibattito sui social e sui siti di settore ( Gay.it) con una accesa contestazione specie da parte del variegato mondo Lgbt e dello stesso coro noto al San Carlo per le apprezzate voci lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersexual, queer, asessuali.
“Lo abbiamo invitato allo spettacolo del 28 maggio, di cui, dalle parole stesse di Ozpetek, si evince non abbia inteso nè il senso dell’invito alla partecipazione, nè l’obiettivo prioritario della stessa Kermesse”.
Si esprime così a nome di tutte le voci il direttore artistico del festival Cromatica III di Napoli Carlo Cremona, rievocando che su quel tema in passato, invece, il regista de “ Le Fate Ignoranti” ha ben evidenziato e posto al centro egregiamente il mondo gay in uno spaccato culturale di netto rilievo e che, come palese anche nel suo ultimo lavoro che parla di Napoli e le sue mille forme velate, va a scovarne in lungo e in largo facce rappresentative dell’etero e della non eterno espressione.
Eppure nella sua intervista ad Huffington post, sembra proprio andare controcorrente, facendosi scappare una critica forte verso non solo l’operato di un Teatro così importante quale il San Carlo che, in quella circostanza, ha voluto specificatamente un coro lgbt, ma verso il coro stesso denigrandone la ricercata specificità.
Il regista non lascia dubbi, si riferisce proprio all’evento #cromatica in cui i gruppi dei cori vocali arcobaleno provenienti da tante città come Torino, Milano, Roma e Terni si erano riuniti sul blasonato palcoscenico di Napoli insieme al coro campano dei corAcor Napoli Rainbow Choir, primo del Sud Italia a dar vita lo scorso maggio ad uno spettacolo di musica e talento dall’obiettivo fortemente sociale. Per la prima volta a livello non solo italiano, bensì unico esempio del sud Europa, sono stati accolti su un palco quale di eccelsa fama è il San Carlo – simbolo della più antica tradizione dell’arte e della cultura- le voci gay per cantare quella “Napoli svelata” dalle discriminazioni socio culturali. Ribadisce, infatti, Carlo Cremona-presidente i Ken onlus – nelle sua risposta ad Ozpetek volutamente espressa a distanza di qualche giorno dalla prima napoletana, che ha visto per la presentazione cittadina la partecipazione nelle sale dello stesso regista molto legato a Napoli:
“Il coro Lgbt al San Carlo è simbolo della antica tradizione che si apre al nuovo, in termini di cultura, con la nostra ‘Napoli Svelata’ che sul palco d’Italia e non solo, accende i riflettori su come le differenze dei colori possono annullare le barriere diventando simbolo di riscatto e libertà. -continua Cremona in difesa di corAcor- Il regista non può parlare del nostro come coro “e basta” al San Carlo, nè di coro gay di qualche anno fa venuto a sapere per caso durante le riprese (l’evento unico con la nostra partecipazione si riferisce proprio allo scorso Maggio 2017) a cui lui stesso regista era stato invitato da noi tutto e, di cui , è chiaro disconosca totalmente la genesi e la nostra storia: fatta non di musica qualunque ma di studi sulla musica e voci, quelle voci che emergono proprio perché di genere Lgbt “.
Un concetto sottolineato (ai tempi di maggio alla dedicata conferenza stampa svoltasi in sede della Regione Campania) proprio dalla Fondazione Teatro San Carlo con il sovrintendente Rosanna Purchia:
«Questo Teatro non conosce diversità – ha detto – questa è una parola che non appartiene al Massimo napoletano»,
espressione del sovrintendente riportata anche in un articolo del Mattino dedicato al festival e il suo coro Lgbt al Teatro napoletano in difesa dei diritti umani.
Rosy Broccio Giornalista,
Addetto alla Comunicazione e alle Pubbliche Relazioni
” SI RINGRAZIA LA REDAZIONE de “IL MATTINO” E IL “CORRIERE DEL MEZZOGIORNO” PER GLI ARTICOLI PUBBLICATI OGGI 4 gennaio 2017