Napoli 30/9/14 – Parte oggi un progetto – Divercity – che avrebbe dovuto rivoluzionare la città e che invece ci turba e ci preoccupa molto. Auspichiamo nascita osservatorio critico sul corretto uso dei soldi dei contribuenti europei anche in materia LGBT!
L’associazione i Ken ONLUS ( già componente del tavolo tecnico LGBTQ del Comune di Napoli dal 2007) , dopo aver partecipato ad un Bando Pubblico attraverso la costituzione di un Associazione Temporanea d’Impresa (ATI) con Arcigay Napoli, Acilesbica Napoli ed Associazione ATN, guidate dal Dipartimento di Sociologia dell’Università Federico II, si trova esclusa – senza comprendere i motivi scientifici di tale esclusione – da un progetto nato e portato in “gestazione” per oltre 7 anni della vita della propria città e del quale non ne comprende ancora utilità e benefici.
Seppure la nostra azione ed i nostri meriti non hanno determinato la prima decadenza dall’aggiudicazione provvisoria dell’originario bando, e avendo ritenuto in buona fede che la partecipazione al nuovo bando sarebbe avvenuta con la medesima ATI che già aveva elaborato la primigenia proposta, esclusi solo quei soggetti le cui qualità avevano determinato l’esclusione, abbiamo tardivamente dovuto constatare – quando già erano in scadenza i tempi di presentazione delle domande di modo che sarebbe stato impossibile partecipare con altri soggetti alla competizione pubblica – che tra i soggetti originariamente coinvolti dalla determinazione delle scelte d’indirizzo pubblico, gli unici esclusi (con responsabilità da comprendere) dall’ATI siamo noi, nonostante la comprovata esperienza sul campo e la realizzazione di interventi certificati dall’UNAR come buone prassi per le regioni a convergenza.
Al di là dei procedimenti che hanno condotto a tali scelte pregiudizievoli per l’associazione I Ken, quel che deve farsi osservare è che il progetto che si va a realizzare non corrisponde in alcun modo all’idea originaria e concordata di costruzione di un servizio anti violenza organizzato e gestito delle associazioni del territorio che producesse, con una richiesta reale dal basso, il fabbisogno sociale.
A tutt’oggi siamo all’oscuro – anche dopo la presentazione alla stampa di oggi – circa le modalità operative, nè dei ruoli e delle iterazioni, nè del metodo e del progetto esecutivo, pertanto ci è solo chiaro che dovendo rendicontare entro il 31\12\14 ed essendo oggi il 30\09\14, i tempi a disposizione (un progetto che avrebbe dovuto essere realizzato in tre anni si realizzerà in soli tre mesi) sono tali che ben difficilmente potranno essere messe in campo azioni efficaci e di qualità, posto che non è la quantità di denaro speso a determinare il successo di un intervento, quanto piuttosto la sua capacità di incidere effettivamente sul tessuto della società.
Temiamo che durante questi tre mesi infatti, non sarà possibile disegnare una mappatura del fabbisogno sociale delle persone, e che, nonostante l’imponente danaro europeo impegnato, per intervenire efficacemente nei contesti sociali e familiari, difficilmente il progetto oggi presentato per gestire le criticità e per mettere in rete delle buone prassi nella città di Napoli, riuscirà a sortire effetti percepibili.
D’altra parte, se la prospettiva era quella di superare l’esclusione della Napoli LGBT dai percorsi e dalle esperienze storiche della città, la prassi di esclusione praticata con l’aggiudicazione dei questo progetto è già testimonianza efficace dei suoi presumibili esiti.
Riteniamo, pertanto, che, seppure tale esperimento vada realizzato, il Comune di Napoli debba obligatoriamente verificare e garantire che la progettazione esecutiva di questa seconda ATI risulti sostanzialmente diversa da quella offerta dalla prima ATI, poi sciolta, posto che quel progetto si è avvalso dell’apporto ideativo della nostra associazione, che non può essere utilizzato da altri soggetti, pubblici o privati che siano.
Vigileremo, comunque, sulla reale efficacia di tale progetto nelle scuole, posto che la sua esigua durata, inferiore di gran lunga ad un ciclo di studi, renderà probabilmente risultati poco utili, anche in punto di evidenziazione dei reali fabbisogni sociali che, in un settore così delicato, necessitano di tempi adeguati per l’emersione.
Associazione i Ken